Marcello Lippi, un ct forte
Il programma di Lippi per rifare l'Italia: amichevoli, rapporti con le società e uno staff. Oggi pomeriggio la presentazione ufficiale
MARCO ANSALDO
TORINO
«Questa mi piace». Si stava discutendo dei programmi per i prossimi mesi, nella prima riunione operativa cui Marcello Lippi ha partecipato dopo la nomina a commissario tecnico, quando è saltata fuori l’amichevole dell’11 febbraio 2009 a Londra contro il Brasile, impegno che la Federcalcio sottoscrisse in aprile quando non si conosceva il destino di Donadoni. Stava lì, la «perla» della prossima stagione, nelle pieghe di un calendario poco avvincente, con le partite di qualificazione ai Mondiali che sono un terreno minato perché se le vinci hai fatto il minimo e se le giochi male piovono le critiche: i due match con il Montenegro, e la Bulgaria, la solita Georgia, l’Irlanda del Trap da ospitare in casa. Lippi, oggi, al Parco dei Principi di Roma, racconterà che sono ostacoli temibilissimi però non ce n’è uno che ne esalti il gusto per le cose difficili. Il Brasile è un’altra cosa, perdipiù in uno scenario che potrebbe essere Wembley, prima di affrontarlo a giugno, in Sud Africa, nella Confederation Cup cui l’Italia parteciperà da campione del mondo mentre i brasiliani rappresenteranno il Sud America. Al ct è piaciuta l’idea di allestire grandi match nei prossimi due anni per compensare il modesto livello delle partite di qualificazione. La linea è: meno test morbidi, più impegni che temprino la Nazionale per i grandi eventi e stimolino i giocatori anche se si tratta di amichevoli.
Marcello sa che deve far crescere una squadra da ritoccare pesantemente, ha bisogno di provare le alternative, deve collaudare i giovani contro avversari che non siano sempre l’Islanda o il Belgio. E la Federcalcio deve soddisfare le voglie degli sponsor, cui servono appuntamenti di richiamo. Rimane il problema del calendario. Nella passata gestione Lippi ci andò giù pesante: 12 partite il primo anno, con 6 amichevoli, e addirittura 17 nel secondo, quello del Mondiale, un record nella storia della Nazionale. Lo sforzo diede i frutti, tuttavia bisogna vedere se anche questa volta ci sarà spazio oltre a una partita (forse due) a novembre.
Nei confronti dei club la politica rimarrà la stessa del passato. «Per le partite di qualificazione e per le amichevoli di prestigio - ha fatto sapere il ct - non mi mettano in difficoltà. Per le altre sarò io a non insistere sui giocatori già molto impegnati in campionato e nelle Coppe». Un patto di buon vicinato che troverà tutti d’accordo mentre per i giovani la Nazionale maggiore ha diritto di prelazione sull’Under 21 e questa volta è probabile che Lippi debba avvalersene più che in passato: è da verificare però il rapporto con Casiraghi, espressione di una scelta fatta due anni fa da Guido Rossi e dai suoi consiglieri nella Federcalcio commissariata. Casiraghi ha portato la squadra alle Olimpiadi, quindi vanta dei meriti, ma non è matematico che bastino come s’è visto con Donadoni. Per il futuro di Casiraghi sarà importante il rendimento a Pechino, con i problemi che già esistono.
Infine lo staff. Lippi ieri ha ribadito che vuole ricomporre il gruppo vincente ai Mondiali ed è stato esaudito. La novità (relativa) è l’ingresso di Angelo Peruzzi, che sarà assunto direttamente dalla Federcalcio, quindi a disposizione di tutte le Nazionali: l’ex portiere avrà un ruolo in campo e non sarà il team manager, compito che spetta sempre a Gigi Riva. Quanto a Ciro Ferrara, incontrerà Blanc e Secco per vedere se può mantenere la responsabilità del settore giovanile juventino e occuparsi della Nazionale soltanto nei raduni: insomma un impiego part time, come avrà il preparatore atletico, il professor Gaudino, «prestato» dall’Inter. Nel clan bianconero tuttavia sono incerti: gli impegni di Ferrara con gli azzurri coinciderebbero con il periodo più impegnativo per un dirigente, a giugno, quando c’è da occuparsi di mercato anche a livello giovanile. A giorni la risposta.
