Gf,la vittoria di un concorrente "normale" come Mario trova d'accordo Aldo Grasso e Wa

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LUA77
view post Posted on 2/5/2008, 22:03




Fonte: http://realityshow.blogosfere.it

La vittoria di Mario Ferretti al Grande Fratello (voto: 7) continua a far discutere e ha "stimolato" Aldo Grasso e Walter Siti, che ne hanno parlato rispettivamente sul Corriere della Sera-Magazine e su Vanity Fair. Scrive Grasso: "Il Grande Fratello, la trasmissione che vanta innumerevoli tentativi di indignazione, di solito premia i partecipanti più normali. Il che è un paradosso: si va in video proprio per sfuggire alla normalità, all'anonimato, alla quotidianità. Si va in video per diventare eccezionali, cioè fuori dalla norma. E invece il Grande Fratello sancisce la possibilità di essere normali. Era successo con la prima, storica edizione: aveva vinto Cristina, detta appunto Tristina per la sua ordinarietà. Era successo con Floriana, la coatta, l'anti-velina, core de Roma. Quando Floriana aveva messo piede nella casa, i suoi compagni d'avventura avevano cominciato a trattarla come una sguattera, una Cenerentola, una futura badante. La invitavano a non fare troppo rumore, a non essere troppo anti-aggressiva, a imparare a esprimersi in italiano. Poveretti, mentre loro, idolatri dell'infelicità, aspiravano ai modelli dominanti della tv, non si sono accorti che per Floriana il passaggio era dal niente al tanto.
Era successo con tanti altri, felicemente tornati nell'ombra, o quasi. E' successo anche in questa ultima edizione: ha vinto Mario Ferretti, il muratore, il più sempliciotto di tutti. Quello che ha fatto gridare al commentatore ufficiale Alfonso Signorini 'Mario è privo di qualsiasi sovrastruttura televisiva'. Mario ha vinto e adesso sogna di aprire un agriturismo: da muratore vuole diventare albergatore di campagna, sempre nel nome della genuinità. Nella Casa del Grande Fratello si piange molto, si suda molto, ci si bagna molto (in piscina o con i gavettoni): è la liquidità della società, dei rapporti, dei valori che avanza. Molti puntavano su Gian Filippo, 'quello che ha dei valori' (Alessia Marcuzzi), ma nella finale è il primo che è stato fatto fuori, rispedito dal papà e dalla mamma che lo hanno accolto in un mare di lucciconi. Tutti i genitori sono fieri della partecipazione al Grande Fratello dei loro pargoli: 'Sei arrivato alla finale del Grande Fratello! Qui siamo tutti orgogliosi di te'. I partecipanti, illustri sconosciuti, si sono comunque avvicinati allo stato di grazia della visibilità. Ma alla fine vince sempre il più normale, il più simile ai suoi simili, il più conforme alla specie".
Walter Siti scrive un'analisi analoga: "Quando Mario Ferretti, il vincitore del Grande Fratello 8, si è trovato in finale con la sua amica Teresa, ha bofonchiato 'Semo rimasti i due più stupidi' e Teresa ha aggiunto 'Quattro braccia rubate all'agricoltura'. Scherzavano, naturalmente, erano felici - e credo che in quel momento molti spettatori siano stati felici con loro. Ma sì, basta con le macchiette eccessive, coi personaggi sopra le righe, i Jonathan e le Melite: ecco due possibili vincitori normali, di provincia, ruspanti. Mario, il muratore di Montecchio, ha suscitato simpatie fin dalle prime puntate: rustico, assolutamente poco televisivo, in evidente imbarazzo di fronte a quelli 'che sapevano cantare e ballare', di poche parole e timoroso di apparire burino. Perfetto per un programma che, timidamente, aveva deciso di riformare se stesso. Questo sarà l'anno del lavoro, dei buoni sentimenti, della famiglia, avevamo detto fin dall'inizio: ma l'orco mediatico è un mostro strano, che pretende di divorare le proprie vittime secondo l'appetito del momento.
La famiglia, gli autori del Grande Fratello ce l'avevano proprio messa: bella sana, padre madre e tre figlioli, con la mamma che faceva la pasta con le melanzane; ma il televoto l'ha spazzata via nelle prime puntate. E ci avevano pure messo la coppia di sposi, multietnica, da telenovela: anch'essa sbaragliata senza troppi sussulti. Così il programma sembrava avviato a puntare di nuovo sui personaggi forti e pittoreschi: la trans, il ganassa milanese, la napoletana tutta fuoco e passione. Ma Silvia, la trans, era troppo riservata, il milanese un po' troppo onesto nella sua impresentabilità; l'approccio sentimentale tra una modella psicologicamente complicata e un ragazzotto romano tifoso di Totti non è arrivato alla giusta temperatura. Il perbenismo e la famiglia sono rientrati in modo più sottile, più inaspettato e inconsapevole: l'istinto materno del pubblico è scattato per i due ragazzi di provincia che hanno sbagliato ma che vogliono riscattarsi. Teresa non ha nascosto i conflitti coi genitori, Mario è separato e confessa di aver fatto patire la madre perchè 'era un po' vivacino' - ma ama suo figlio, l'unica cosa buona che ha fatto nella vita, e ora vuole aprire un agriturismo per cominciare a 'costruire', dato che si è pentito d'essere stato finora 'un po' sfascione'. Vince l'ideale della famiglia come riscatto, mentre la famiglia concreta, in carne e ossa, non faceva nè caldo nè freddo. Questo la dice lunga sull'Italia attuale: il declino economico e la paura del futuro spingono a un sogno velleitario di semplicità, di serietà, di 'politica del fare'. Finita l'arroganza e l'euforia dei mondi virtuali, si premia la genuinità, il ritorno alla tradizione. Ma è un sogno, appunto: l'irrealtà ormai l'abbiamo creata e non sarà una flessione del Pil a smontarla. Non si inventa un neorealismo quando si vuole: al massimo possiamo proiettarne il desiderio sui vincitori del reality, o sul 'pensare positivo' di alcuni film di successo. Il glamour venderà cara la pelle prima di morire; il caos indifferenziato continua a sovrastarci, il simulacro della merce non restituirà così facilmente l'anima che ci ha rubato. Siamo andati a letto contenti per la vittoria di Mario, per la sua sincera sorpresa e per la sua modestia ('se c'era da pulì il cesso, lo pulivo'); ma le sue canottiere sexy che piacciono ai gay, i suoi occhi da sciupafemmine, ne fanno un divo potenziale. Altro che agriturismo...". Due analisi impeccabili e condivisibili.
 
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